Disturbo della Condotta: come affrontarlo

di: - 06/07/2021

La caratteristica clinica principale del Disturbo della Condotta è la sistematica e persistente violazione dei diritti dell’altro e delle norme sociali, con conseguenze molto gravi sul piano del funzionamento scolastico e sociale.

La fenomenologia del disturbo si caratterizza principalmente per la presenza di aggressività a diversi livelli. I bambini e gli adolescenti con Disturbo della Condotta possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso o intimidatorio, innescare intenzionalmente colluttazioni,rubare affrontando la vittima, costringere l’altro fino all’abuso sessuale.

I comportamenti sintomatici più importanti assumono la forma di vere e proprie aggressioni perpetrate a danno di persone o animali, aggressioni che nei casi più gravi si traducono in episodi di stupro, violenza e omicidio e che sembrano essere accompagnate da una particolare riduzione del senso di colpa sensibile.

Sintomi

Aggressioni a persone o animali

  • fa il prepotente, minaccia, o intimorisce gli altri;

  • dà inizio a colluttazioni fisiche;

  • ha usato un’arma che può causare seri danni fisici ad altri (per es., un bastone, una barra, una bottiglia rotta, un coltello, una pistola);

  • è stato fisicamente crudele con le persone;

  • è stato fisicamente crudele con gli animali;

  • ha rubato affrontando la vittima (per es.: aggressione, scippo, estorsione, rapina a mano armata);

  • ha forzato qualcuno ad attività sessuali.

Distruzione della proprietà

  • ha deliberatamente appiccato il fuoco con l’intenzione di causare seri danni;

  • ha deliberatamente distrutto proprietà altrui (in modo diverso dall’appiccare il fuoco).

Frode o furto

  • è penetrato in un edificio, un domicilio, o un’automobile altrui;

  • spesso mente per ottenere vantaggi o favori o per evitare obblighi (cioè, raggira gli altri);

  • ha rubato articoli di valore senza affrontare la vittima (per es., furto nei negozi, ma senza scasso; falsificazioni).

Gravi violazioni di regole

  • spesso trascorre fuori la notte nonostante le proibizioni dei genitori, con inizio prima dei 13 anni di età;

  • è fuggito da casa di notte almeno due volte mentre viveva a casa dei genitori o di chi ne faceva le veci (o una volta senza ritornare per un lungo periodo);

  • marina spesso la scuola, con inizio prima dei 13 anni di età.

Cause

L’esatta causa del disturbo della condotta non è nota, ma si ritiene che una combinazione di fattori biologici, genetici, ambientali, psicologici e sociali svolgano un'influenza.

Sul piano ambientale, la disorganizzazione dell’attaccamento, l'educazione genitoriale caratterizzata dal ricorso a controllo psicologico, l’abuso, le esperienze traumatiche, una storia familiare di abuso di sostanze, il ricorso ad una disciplina incoerente da parte dei genitori sono tutti fattori che possono contribuire allo sviluppo del disturbo della condotta.

La caratteristica centrale del disturbo di condotta sarebbe la mancanza di senso di colpa e l’assenza di rimorso, fenomeni fondati sulla considerazione del fatto che le regole vengano imposte da autorità riconosciute come ostili ed umilianti.

La terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale si focalizza sulla percezione e sui pensieri dei bambini con Disturbo della Condotta nell’affrontare le situazioni ritenute provocanti o frustranti.

Essa lavora su una molteplicità di componenti:

  • psico-educazione al problem solving e alle abilità sociali, per incrementare la capacità di trovare soluzioni e migliorare le relazioni;

  • sviluppo e incentivazione delle abilità di coping (fronteggiamento delle circostanze), per avere più strumenti per affrontare le situazioni;

  • utilizzo di giochi di ruolo, per esperire e prendere coscienza, attraverso la drammatizzazione, delle dinamiche relazionali agite e per verificare le strategie apprese;

  • lavoro esperenziale e compiti in vivo, per acquisire maggiore controllo sulle situazioni e sulle proprie reazioni;

  • educazione all’affettività, per riconoscere e prendere consapevolezza dei propri stati emotivi;

  • home-work, per allenarsi a casa a cambiare il proprio modo di agire;

  • costo della risposta, tecnica comportamentale per diminuire la probabilità che una risposta inadeguata venga emessa.



Gli approcci col terapeuta saranno impostati nelle seguenti fasi:

  • nella prima fase si aiuta il bambino ad identificare le situazioni scatenanti la rabbia (eventi attivanti sia interni che esterni) e il legame esistente tra emozioni, cognizione e comportamento;

  • in una seconda fase, attraverso tecniche di auto-osservazione e auto monitoraggio dei processi cognitivi automatici e fisiologici (auto-dialogo, tecniche di rilassamento, training per l’assertività, ecc.) al bambino vengono fornite specifiche strategie, sia cognitive che comportamentali da usare durante il processo di fronteggiamento delle situazioni che gli provocano rabbia;

  • in una terza fase vengono insegnate al bambino strategie di controllo dell’aggressività per abbassare il livello di arousal fisiologico, abilità di problem solving e comportamenti interpersonali più efficaci (tecniche di comunicazione efficace, role-play, dialogo interno, e negoziazione del conflitto, ecc.);

  • nella quarta fase, quando il giovane è diventato abbastanza abile nell’uso in terapia delle abilità apprese nel gestire la rabbia, viene esposto in modo progressivo e sistematico a situazioni problematiche dove si è sicuri che il bambino potrà sperimentare gradualmente un senso di efficacia personale.



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