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Cellulari in classe: utili o dannosi?

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Cellulari in classe: utili o dannosi?
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Dal 15 settembre è partito un gruppo di lavoro con i migliori esperti per rivedere le indicazioni nazionali e intervenire su cosa gli studenti studiano a scuola.

A questo è affiancato un gruppo che serve a chiarire l’utilizzo di smartphone e tablet degli studenti in classe, intervenendo sulle attuali circolari, risalenti a un periodo troppo lontano da oggi. L' iniziativa è partita dalla ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, per promuovere un uso consapevole delle tecnologie e in linea con le esigenze didattiche.

In controtendenza invece il ministro dell’Istruzione francese Jean-Michel Blanquer, che ha annunciato che dal prossimo anno scolastico l’uso dei telefoni cellulari sarà vietato agli studenti delle scuole elementari e medie.

Il provvedimento, che era stato promesso in campagna elettorale dal presidente francese Emmanuel Macron, riguarderà tutti i bambini e ragazzi fino ai 14-15 anni.

Dal 2010 nelle scuole francesi è già in vigore un divieto che impedisce di consultare i cellulari durante le ore di lezione, mentre il loro uso è consentito nelle pause tra una materia e l’altra, a pranzo e durante l’intervallo. La nuova regola estenderà il divieto anche ai momenti di pausa, vietando quindi l’uso del cellulare per tutto il tempo di permanenza degli studenti negli istituti scolastici.

Il cellulare a scuola è quindi utile o dannoso? Pare che al momento non ci siano dati univoci a riguardo, e gli studi continuano a essere contrastanti.

Il rendimento scolastico ne risente

Alcuni studi sottolineano come portare il cellulare tra i banchi di scuola farebbe abbassare voti. In una ricerca inglese della London School of Economics si è infatti dimostrato che negli istituti dove non è permesso l'uso dei telefonini i voti sono più alti. Ricevere messaggini, giocherellare sotto il banco, infatti, porta a distrarsi, mentre una migliore concentrazione ha effetti benefici sul rendimento scolastico.

Molti cellulari inoltre potrebbero accentuare le differenze sociali: ad esempio, ci sarà chi si può permettere un maxi-iPhone di ultima generazione e chi invece no.

“Tra l'altro, con una legge che prevede l'utilizzo di questi strumenti in classe, per i docenti diventerebbe difficile individuare un utilizzo improprio del tablet o cellulare e quindi ritirarlo ai ragazzi” sottolineano Elisabetta Rossini ed Elena Urso dello Studio di consulenza familiare Rossini-Urso, sul sito Focusjunior.it.

Il problema non è tanto bandire la tecnologia dalle scuole, ma utilizzare gli strumenti più giusti: rispetto agli smartphone è meglio usare i tablet” spiega la psicologa Sara Bruzzone, cofondatrice di mammechefatica.it.

Questi ultimi, infatti, se forniti delle giuste applicazioni didattiche e privi di Whatsapp, Facebook o mail, possono rivelarsi strumenti molto utili per gli insegnanti in grado di potenziare l'apprendimento degli studenti.

Una possibile soluzione

La soluzione migliore sarebbe quindi dotare le classi di tablet comuni, senza applicazioni social, ma con dentro i libri di testo e applicazioni per l'interazione con il docente: un modo per affiancare e potenziare la didattica tradizionale della scuola.

Tra chi è favorevole all'uso di queste tecnologie è ad esempio il presidente di Indire Giovanni Biondi, facendo riferimento a tecniche come il “mobile learning”, un nuovo tipo di apprendimento che prevede la formazione continua, ma anche le “flipped classroom” che prevedono la possibilità di vedere la lezione a casa su tablet, computer o smartphone e fare a scuola dei laboratori sulla base di quanto già appreso. Questi sono modelli che si stanno già studiando in Europa e in alcune scuole italiane.

L'utilizzo dello smartphone in questo senso è una spinta verso l'innovazione, attraverso questo strumento è possibile cambiare l'ambiente scolastico e rivoluzionare l'organizzazione della didattica.

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