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La didattica laboratoriale contro l'abbandono scolastico

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La didattica laboratoriale contro l'abbandono scolastico
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L'Italia negli ultimi 10 anni ha fatto grandi passi in avanti per contrastare l'abbandono scolastico; tuttavia resta ancora ai primi posti in Europa. Nel 2006 i ragazzi che abbandonavano le classi erano il 20,4% mentre nel 2016 sono scesi al 13,8%, registrando un calo di 6,6 punti percentuali. I dati, contenuti nelle tabelle Istat ed elaborati dall'AdnKronos, mostrano che la Sicilia è la regione in cui è maggiore il numero di banchi lasciati vuoti nell'ultimo decennio: è passata dal 28,2% del 2006 al 23,5% del 2016.

Il calo è stato inferiore rispetto alla media del Paese (-4,7 punti) e solo nel 2007 e 2008 c'è stato chi ha fatto peggio.

Si tratta della Campania che, però, negli ultimi anni ha recuperato 8,8 punti percentuali arrivando al 18,1% di abbandoni. La regione che ha recuperato di più è il Friuli Venezia Giulia, che partiva con un abbandono scolastico del 20,1% ed è arrivata all'8%, registrando un calo di 12,1 punti percentuali. Lo scorso anno numeri migliori sono stati incassati solo da due regioni: il Veneto (6,9%) e l'Umbria (6,7%).

Per porre rimedio a questo fenomeno alcuni comuni italiani hanno ideato dei progetti di didattica laboratoriale.

Nello specifico, il Comune di Samarate, insieme a Acof – ente di formazione professionale – e Fondazione Giuseppe Merlini, con il contributo della Regione Lombardia, attiverà da gennaio 2018 sul territorio un progetto di didattica laboratoriale nelle aree dell’ICT (Information e Communication Technology) e delle TAC (Tessile Abbigliamento Moda), rivolto agli Istituti comprensivi di Samarate, Gallarate e Lonate Pozzolo. A riportare la notizia è Varese News.

“Grazie al finanziamento di 30mila euro di Regione Lombardia, queste attività verranno proposte a costo zero per scuole e Comune”, spiega Vito Monti, assessore all’istruzione.

La dispersione scolastica può portare all’abbandono definitivo dell’iter scolastico con tutte le conseguenze del caso in termini sia di autostima che di futuro occupazionale, con ripercussioni più in generale sull’economia del Paese.

Il problema può essere potenzialmente risolto o almeno attutito avvicinandosi ai ragazzi in difficoltà, aiutandoli ad accrescere la stima in sé stessi, a sviluppare le proprie potenzialità e a migliorare il proprio rendimento.

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