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Studentessa suicida, le lettera delle compagne: «Questo sistema universitario continua a uccidere, non siamo numeri ma persone»

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Studentessa suicida, le lettera delle compagne: «Questo sistema universitario continua a uccidere, non siamo numeri ma persone»
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Il suicidio della studentessa che si è impiccata in un bagno all'università Iulm di Milano ha sconvolto tutta Italia, compresi gli studenti che l'avevano conosciuta in questi primi mesi di lezioni.

Per esprimere la propria vicinanza, l'Unione degli Universitari ha pubblicato una lettera scritta da alcune studentesse dello Iulm che l'avevano conosciuta, prima che si togliesse la vita nella notte tra martedì e mercoledì: il suo corpo, impiccato con una sciarpa alla porta del bagno, è stato rinvenuto da un bidello all'apertura ieri mattina.

La lettera delle compagne: "Il suicidio non si decide in pochi minuti, è il carico che la società ci butta addosso per anni"

«Non possiamo tacere davanti all'ennesima giovane che mette fine alla propria vita a causa del proprio percorso universitario. Ci viene chiesto perennemente di ambire all'eccellenza, ci viene insegnato che il nostro valore dipende solo ed esclusivamente dai nostri voti. Questo sistema universitario continua e continuerà ad uccidere. Serve prevenire, serve costruire un sistema accademico ed universitario in grado di insegnarci che non siamo numeri ma persone», così si legge nella lettera, che chiede rispetto per quanto avvenuto e sollecita una profonda riflessione sulle motivazioni che hanno spinto ad un gesto così estremo.

«Tempo, una costante nella vita dei giovani, che studino o meno. La pressione che non viene mai alleviata. Togliersi la vita però non è dovuto da una decisione momentanea. Non ci si impiega certo tre minuti. No, è il risultato di un carico che si porta da mesi, o anni che la società ci butta addosso senza mai voltarsi indietro a controllare il nostro stato di salute. Non ci si può fermare mai. Neanche davanti a un atto tragico che non coinvolge solo la sfera personale, ma più che mai sociale. Siamo costantemente costretti a soddisfare delle aspettative, raggiungere dei numeri. Altrimenti sei lasciato indietro, fuori dal sistema, non vali abbastanza. Al fianco delle studentesse della Iulm, al fianco di chi si sente oppressa o oppresso».

Unione Universitari: «La politica preferisce parlare di un distorto senso del merito anziché di inclusione»

«Negli ultimi anni abbiamo visto il progressivo deterioramento della salute mentale, anche a causa di una costante pressione sociale che impone un modello sempre più performativo. Denunciamo come il sistema universitario non solo sia incapace di ascoltare e supportare coloro che manifestano difficoltà durante il proprio proprio percorso di studi, ma anzi li sottoponga a uno stress continuo, a delle aspettative sempre maggiori. Sul fronte del supporto psicologico, poi, vi sono soltanto servizi di counseling che, da soli, non possono affrontare appieno le esigenze e i bisogni psicologici della popolazione giovanile».

A dirlo è Camilla Piredda, coordinatrice dell'Unione degli Universitari. «Chiediamo che questi tragici episodi non cadano nel vuoto. Da troppo tempo le nostre richieste vengono ignorate dalla politica, che preferisce parlare di un senso distorto del merito anziché di inclusione, ascolto e supporto psicologico. C'è una sofferenza, un'ansia diffusa che viene costantemente ignorata: quando le istituzioni si renderanno conto che è arrivato il momento di cambiare narrazione, intervenendo con risorse e strumenti adeguati di supporto agli studenti?», conclude l'Udu.

La scelta dell’Università e le critiche online

«Iulm esprime il suo cordoglio e osserva tre minuti di silenzio», spiega l’ateneo in una nota, in cui annuncia la sospensione delle lezioni ma non degli esami. «Così vale una vita umana?», scrivono molti studenti sui social. E anche chi ha dovuto sostenere l’esame oggi commenta stupefatto: «”Buongiorno ragazzi iniziamo velocemente con l’appello”. Così poche ore dopo è iniziata la mia giornata in quello stesso ateneo, alienato da una verità che giace senza vita a due passi dall’aula dove 230 studenti vengono chiamati per nome, per sostenere un esame. Uno tra tanti ma forse uno di quelli che ha mancato la soddisfazione di un’anima pesantemente fragile, una di quelle a cui si doveva dare ascolto. Ed ho quasi l’impressione che oggi, nonostante il suo ultimo agonizzante urlo, tutti siamo improvvisamente divenuti sordi e che il fallimento che se l’è portata via sia adesso in ognuno di noi», confida ad aestetica sovietica una studentessa che questa mattina ha sostenuto un esame, a pochi metri dal bagno in cui è stata ritrovata morta la diciannovenne.

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