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Dislessia: identificate 42 varianti genetiche

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Dislessia: identificate 42 varianti genetiche
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Nuovi progressi sono stati fatti nella comprensione della dislessia e delle sue implicazioni genetiche. Sono state infatti individuate ben 42 varianti genetiche associabili alla dislessia, nella più grande ricerca realizzata finora.

A realizzare la ricerca è un gruppo di ricercatori guidati dal team dell'Università di Edimburgo, tra cui anche l'italiano Alessandro Gialluisi epidemiologo dell'Università degli Studi dell'Insubria e dell'Irccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed. Studi precedenti suggeriscono per la dislessia un'ereditabilità fino al 70%, ma pochi marcatori genetici convincenti erano stati trovati.

La scoperta, pubblicata sulla rivista 'Nature Genetics', apre la strada a una più ampia conoscenza dei meccanismi genetici sottostanti questa condizione, a potenziali diagnosi precoci e possibili interventi.

Dislessia: il disturbo dell'apprendimento più frequente tra i banchi di scuola

 

Circa il 3% degli alunni ha una dislessia diagnosticata, per un totale, secondo i dati del MIUR, di 187.693 studenti nell'anno scolastico 2018/2019. Lo studio ha coinvolto più di 50mila adulti a cui è stata diagnosticata la dislessia e più di un milione di adulti a cui non è stata diagnosticata. I ricercatori hanno testato l'associazione tra milioni di varianti genetiche con dislessia e hanno trovato 42 varianti significative.

Alcuni di questi sono associati ad altre condizioni del neurosviluppo, come il ritardo del linguaggio, le capacità di pensiero il rendimento a scuola.

Molti, tuttavia, sono nuovi e potrebbero rappresentare geni che si associano più specificamente a processi essenziali per imparare a leggere. Molti dei geni associati alla dislessia sono anche associati al disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

È stata trovata invece una sovrapposizione molto più piccola dei geni associati alla dislessia per le condizioni psichiatriche, di stile di vita e di salute. Molte delle varianti genetiche associate erano significative anche in un campione di lingua cinese, suggerendo che ci sono processi cognitivi generali nell'apprendimento della lettura che non dipendono dal tipo di lingua.

La ricercatrice capo Michelle Luciano della School of Philosophy and Language Sciences dell'Università di Edimburgo afferma che lo studio chiarisce molte domande finora senza risposta sulla dislessia: "Il lavoro ha suggerito che alcune strutture cerebrali potrebbero essere alterate nelle persone con dislessia, ma non abbiamo trovato prove che lo spieghino". Riguardo ai test diagnostici aggiunge invece: "I nostri risultati suggeriscono anche che la dislessia è geneticamente correlata alle prestazioni sui test di lettura e ortografia, rafforzando l'importanza dei test standardizzati nell'identificazione della dislessia". 

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