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Come riconoscere la dislessia e le strategie di intervento in classe

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Come riconoscere la dislessia e le strategie di intervento in classe
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Come riconoscere la dislessia? Ci sono molti sintomi che permettono di identificare questo disturbo specifico dell'apprendimento, o DSA.

I DSA sono disturbi nell'apprendimento che interessano alcune abilità specifiche che devono essere acquisite da bambini e ragazzi in età scolare.
I disturbi specifici dell'apprendimento comportano la non autosufficienza durante il percorso scolastico in quanto interessano nella maggior parte dei casi le attività di lettura, scrittura e calcolo.

I DSA affliggono bambini e ragazzi che in genere non hanno disabilità o difficoltà particolari, ma possono rendere loro difficile la vita a scuola, se non vengono aiutati nella maniera corretta.
Attualmente i bambini e i ragazzi affetti da DSA non hanno diritto all'insegnante di sostegno. Hanno però diritto, grazie alla Legge 170/10, a strumenti didattici e tecnologici di tipo compensativo (sintesi vocale, registratore, programmi di video-scrittura e con correttore ortografico, calcolatrice) e a misure dispensative, per permettere loro di sostituire alcuni tipi di prove valutative con altre equipollenti più adatte.


Su Soloformazione sono ora disponibili due percorsi specifici sui DSA

> per diplomati e laureati: Corso di perfezionamento DSA - Disturbi specifici dell'apprendimento e difficoltà scolastiche

> solo per laureati: Master DSA - Master di I livello sui Disturbi Specifici Apprendimento


Le difficoltà che genera la dislessia 

La dislessia comporta difficoltà di grado lieve, medio o severo nella lettura e nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni, nella memorizzazione dei termini specifici.
Anche un disturbo della lettura o scrittura isolato può comportare difficoltà in matematica, più o meno importanti a seconda del grado di dislessia e della classe frequentata dal bambino. Infatti, più il bambino va avanti con la scolarizzazione, più le richieste aumentano e con esse le difficoltà in matematica, legate alla comprensione dei testi dei problemi ed alla concettualizzazione astratta.

In generale, il bambino e lo studente con dislessia non hanno un rapporto “naturale” con l’apprendimento che deve avvenire tramite le parole: non è per loro sufficiente ascoltare per capire ed imparare, ma necessitano di spiegazioni che passino anche attraverso l’esempio concreto e la sperimentazione.
Inoltre, uno schema riassuntivo è molto importante per l’alunno con dislessia, che soprattutto durante gli anni della scuola primaria e secondaria di I grado, non sarà in grado di costruire tale schema in autonomia, ma dovrà essere guidato. Ciò riguarda tutte le discipline scolastiche e tutto ciò che il bambino deve apprendere in classe.


Le difficoltà del linguaggio

La dislessia non è un problema solo per la lettura


I bambini con dislessia spesso hanno avuto difficoltà di linguaggio nei primi tre anni di vita: può trattarsi di bambini che hanno imparato a parlare verso i due anni, altre volte invece hanno imparato verso l’anno ma poi il loro linguaggio è rimasto povero, oppure non hanno mai pronunciato bene le parole, o hanno continuato ad usare frasi costruite in modo non del tutto corretto.

L’uso del linguaggio è alla base delle attività didattiche presenti a scuola ed è per questo motivo che alcuni casi di Dislessia sembrano “nascere” durante gli anni della Primaria. In realtà, il contesto scolastico mette in luce problematiche già presenti.

Il problema di lettura e scrittura può essere considerato dall’insegnante come il segnale più evidente di un funzionamento più ampio. Generalmente, il bambino con dislessia è particolare anche quando non legge: quando parla usa parole diverse tra loro credendo che significhino la stessa cosa, oppure ha poco interesse a parlare in maniera “corretta” e fatica ad imparare il linguaggio specifico delle varie materie. Non memorizza parole nuove con facilità ed è lento nel ricordare l’alfabeto, oppure non lo impara del tutto.Quando ascolta, il bambino potrebbe non comprendere del tutto il senso di ciò che gli viene detto, se il pensiero è ricco di frasi subordinate e se sono pochi gli esempi legati alla realtà concreta presenti nel discorso.
Diverso è ascoltare un brano che qualcuno legge, dall’ascoltare un discorso. Il brano che viene letto, ha una ritmica ed una punteggiatura che già lo riordinano e che quindi facilitano l’organizzazione.

La diagnosi di Dislessia


La diagnosi avviene nelle UONPIA (Unità Operativa di Neuropsichiatria per l'Infanzia-Adolescenza) presenti sul territorio e in centri privati convenzionati. Per formulare una diagnosi bisogna prima di tutto escludere, con test specifici e standardizzati, la presenza di deficit sensoriali (della vista e dell'udito), neurologici, cognitivi ed emozionali relazionali. Infatti la dislessia è un disturbo specifico della lettura e può essere diagnosticata solo se il quoziente intellettivo del bambino risulta nella media, se non si sono riscontrati deficit sensoriali che possano da soli spiegare i problemi di lettura e se sono state fornite adeguate opportunità di apprendimento in ambito scolastico.

Le capacità cognitive del bambino

 

La diagnosi deve quindi indagare le capacità cognitive del bambino(misurate attraverso un test di intelligenza), le abilità prassiche (cioè le abilità del movimento volontario), le abilità spaziali, mnemoniche e di linguaggio.

Inoltre verranno valutati più nello specifico sempre attraverso test appositi:
- il livello di lettura rispetto all'età cronologica nelle componenti di rapidità, correttezza di parole, non parole e di brani;
- il livello di scrittura sotto dettato ortografico;
- il livello di calcolo mediante calcoli scritti e a mente, lettura di numeri e scrittura di numeri;
- la velocità di discriminazione delle sillabe e delle competenze metafonologiche;
- il livello di comprensione del testo.

Una diagnosi corretta e completa è fondamentale per la stesura di un progetto educativo e didattico il più mirato possibile al disturbo del bambino. La diagnosi serve non per sottolineare le difficoltà del bambino o per etichettarlo, ma per implementare un progetto educativo in cui si possa fornire un aiuto strumentale concreto ed efficace.

Diventa quindi essenziale che la diagnosi sia il risultato di un lavoro multidisciplinare di diverse figure professionali (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista, psicopedagogista); successivamente dovrà svilupparsi un lavoro di rete fra la scuola e chi ha in carico il bambino per la diagnosi e per la riabilitazione in modo da portare avanti un intervento che risulti coerente ed omogeneo nella sua attuazione.

Strategie da adottare a scuola per gli alunni dislessici

- Se un alunno è dislessico, non bisogna forzarlo ad esempio a farlo leggere ad alta voce, soprattutto davanti ai compagni, perché questo gli creerebbe disagio;

- Se un alunno è disortografico, non serve a nulla fargli ricopiare le parole che ha sbagliato. Piuttosto, è utile usare il correttore ortografico del computer;

- Se c'è difficoltà nel memorizzare le tabelline, la strategia mnemonica non servirà a nulla. È più utile invece fornirgli delle regole e formulari che potrà applicare;

- per l'approccio alle lingue straniere, si dovrebbe privilegiare la forma orale rispetto a quella scritta;

- durante l'utilizzo dei compiti, è meglio far utilizzare un vocabolario informatico invece che quello tradizionale;

- ogni altro strumento informatico funzionale allo studio, indicato dallo specialista, si può utilizzare, come sintetizzatori vocali o creatori di mappe concettuali.

 

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