La riforma degli istituti tecnici divide i presidi italiani. In quello che dovrebbe essere l'ultimo atto del governo Draghi, il decreto Aiuti ter, viene previsto un corposo restyling degli istituti tecnici e professionali italiani, con nuovi curricoli (le materie da studiare e le attività svolgere), per arginare il crollo delle iscrizioni degli ultimi anni, che la riforma Gelmini non è riuscita a contenere. Ecco in sintesi il quadro che fa La Repubblica.
Le imprese le aziende italiane non sempre riescono a trovare tecnici e operai in grado di lavorare senza una corposa azione di formazione a carico del datore di lavoro, è qui che dovrebbero intervenire gli istituti tecnici.
"La riforma, inserita nel Pnrr, spinge ad adeguare costantemente, in termini di competenze, i curricoli degli istituti tecnici - argomenta Antonello Giannelli, a capo dell'Associazione nazionale presidi - per rispondere alle esigenze del settore produttivo nazionale".
Ma non solo. "Sono stati introdotti - continua - strumenti premiali volti al riconoscimento, presso le università, dei crediti formativi maturati nell'ambito dei tirocini curricolari svolti dagli studenti delle classi terminali con l'obiettivo di per accelerare il conseguimento delle lauree di completamento di detti corsi di studio". Perché dal prossimo anno uno studente o una famiglia dovrebbero optare per i nuovi percorsi? "In buona sostanza - spiega Giannelli - i nuovi istituti tecnici saranno caratterizzati da una maggiore connessione con il territorio e potranno garantire un migliore collegamento con le aziende, le università e gli Its Academy. Tutto ciò - conclude - per facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e, quindi, mettere gli studenti di questi istituti nelle condizioni di avere un futuro lavorativo coerente con il loro percorso di studi".
Ma i dirigenti scolastici aderenti all'Andis mostrano più di qualche perplessità, affidata a un ordine del giorno votato lo scorso 30 settembre. "Apprezzando la volontà di adeguare i curricoli alle esigenze del mercato produttivo in un'ottica di orientamento alle innovazioni introdotte dal Piano nazionale industria 4.0 - si legge nel documento - l'Andis rileva la povertà dei contenuti del decreto legge, anche in relazione alle indicazioni dei nuovi curricoli e ai criteri di valutazione degli apprendimenti". E esprime "la preoccupazione che la ridefinizione dei curricoli produca una riduzione dei quadri orari, che già in passato ha ridimensionato fortemente l'assetto laboratoriale dei percorsi e di conseguenza la spinta alla innovazione degli stessi".
Per trasformare gli intendimenti del governo in classi vere e proprie con tanto di iscritti, il ministero dell'Istruzione dovrà emanare uno o più regolamenti da adottare entro sei mesi dallo scorso 25 settembre. Sarà probabilmente il prossimo inquilino di viale Trastevere a emanarli. La revisione, secondo il legislatore, contribuirà "a sostenere il rilancio del Paese consolidando il legame tra crescita economica e giustizia sociale". Ma sfruttando le risorse umane e finanziarie attuali. Per modernizzare gli istituti tecnici verrà potenziata l'autonomia scolastica. E saranno rafforzate le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche, favorendo la laboratorialità e l'innovazione in connessione con le esigenze del territorio.
In altre parole, se una zona presenta una spiccata vocazione manifatturiera gli istituti del comprensorio formeranno studenti in grado di soddisfare almeno in parte le esigenze di imprese e aziende. Per mettere in campo una simile mole di novità occorrerà formare massicciamente i docenti.
Nella nuova visione dei tecnici, dopo il primo biennio e il secondo biennio i ragazzi acquisiranno una certificazione delle competenze coerente con i quadri europei delle qualifiche per l'apprendimento permanente. Anche su questo aspetto l'Andis manifesta dubbi. E per supportare le scuole, nascerà l'Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale composto da quindici esperti provenienti da organizzazioni datoriali e sindacali, dalle regioni e dagli enti locali, dal sistema camerale, dall'Invalsi e dall'Indire.
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