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Sindrome di Down a scuola: le strategie didattiche per affrontarla

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Sindrome di Down a scuola: le strategie didattiche per affrontarla
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I bambini e ragazzi con Sindrome di Down richiedono particolare attenzione e cura per quanto riguarda l'inserimento scolastico e un adeguato sviluppo cognitivo, affettivo e sociale.

E’ importante che gli obiettivi da raggiungere siano programmati e modulati fin dall’asilo nido così da svilupparli progressivamente prima nella scuola primaria, e poi in quella secondaria.


Sindrome di Down e scuola, potenziamento delle capacità cognitive

Per favorire la formazione dei bambini con Sindrome di Down è innanzitutto necessario aiutare i genitori nella progettazione e nell’attuazione di un percorso educativo che tenga conto di interventi abilitativi primari, valutando il tempo necessario per realizzarli. Altra cosa importante è mettere a disposizione dei genitori tutte quelle informazioni e conoscenze che gli consentiranno capacità di analisi e correttezza nei comportamenti. Tutto ciò va a migliorare e favorire il rapporto con gli operatori scolastici che si dovranno occupare del bambino, così da coordinare meglio il lavoro svolto dalla scuola con l’atteggiamento dei genitori in casa.

Secondo le ultime ricerche, sarebbe molto utile un intervento prelinguistico precoce che potrebbe dare risultati efficaci anche nel rapporto tra bambino e genitore, stimolando la percezione visiva ed uditiva, sviluppando la capacità di comunicazione riducendo quella gestuale e favorendo la pronuncia delle parole nel modo più corretto possibile. In questa prospettiva assume un ruolo importante il contesto in cui le parole devono essere pronunciate, così da adattare il proprio discorso alla diversità degli interlocutori, all’uso del “tu” o del “lei”, e alla capacità di distinzione nel modo di salutare.

Sindrome di Down: il coinvolgimento dei genitori

Per raggiungere risultati soddisfacenti è fondamentale, soprattutto nello sforzo di favorire il potenziamento della memoria, che come è noto, nelle persone Down è molto fragile.

Da una ricerca condotta sull’atteggiamento degli insegnanti nei confronti di un ragazzo down, emerge un comportamento complessivamente positivo, poiché la maggior parte del corpo docente si è dimostrato ben disposto verso alunni con questo problema e contrario a scuole speciali o differenziali.

Anche l’instabilità umorale, l’aggressività ed i comportamenti a volte sconvenienti che i ragazzi Down manifestano (e che potrebbero mettere in difficoltà la conduzione della classe), vengono valutati in modo meno problematico di quanto si pensi, in particolare dagli insegnanti che hanno alle spalle anni di esperienza in ambito scolastico ed educativo.


Sindrome di Down e scuola, come impostare l’attività didattica 

La scuola apre il grande ventaglio della conoscenza per un bambino che un giorno sarà grande e svolgerà un ruolo nella società. Si comincia con l’apprendimento della lettura, della scrittura, dell’aritmetica, e si continua con le conoscenze di storia, di geografia e con quelle scientifiche. Purtroppo i ragazzi Down hanno capacità cognitive geneticamente ridotte, e quindi l’interesse primario è quello di dotarli principalmente dell’apprendimento della lettura e della scrittura e solo successivamente degli elementi più semplici dell’aritmetica. 


L’esperienza insegna che le capacità di apprendimento variano molto da caso a caso, anche nel mondo Down. Molto importante è l’aiuto che viene fornito dalla scuola, ma altrettanto determinante è il supporto ed il sostegno che prosegue nella normale vita familiare. Rispetto alle capacità logiche e all’intelligenza, la capacità di esprimersi attraverso il disegno nel bambino Down è inferiore alle sue possibilità. E’ importante quindi aiutarlo e stimolarlo in questo particolare modo di espressione, così da favorire le sue capacità creative che invece emergono con maggior naturalezza in altre attività come la danza e la musica, anche grazie alle loro buone capacità di imitazione.

Operativamente risulterà fondamentale adattare il programma del ragazzo a quello dei suoi compagni e valorizzare le sue competenze mediante proposte didattiche quanto più possibili agganciate alla programmazione della classe, seguendo la stessa sequenza oraria delle materie, e questo vale per tutti gli ordini di scuola.

In altre parole- Non ha senso che il ragazzo con sindrome di Down continui a fare matematica con l’insegnante di sostegno perché lì è molto lento e ha bisogno di più tempo, mentre la classe ha cambiato insegnante e magari comincia la lezione di italiano. Ha molto senso invece che mentre in classe si fa storia e i compagni affrontano il medioevo, l’alunno con disabilità costruisca un plastico del castello con l’insegnante di sostegno, magari insieme a uno o più compagni di classe. Oppure, nella scuola superiore, si può fare diritto elaborando e applicando un regolamento interno di comportamento in classe, per ragionare insieme su aspetti di rispetto delle regole e sanzioni, così come si può disegnare una cartina individuandone le caratteristiche fisiche principali mentre si fa geografia.


Proviamo dunque a:

- fare richieste didattiche chiare e precise nelle consegne, ma con una leggera difficoltà progressiva;

- prestare attenzione ai tempi di concentrazione dell’alunno, rispettandoli ma mantenendo l’obiettivo di allungarli mediante strumenti di facilitazione e semplificazione dei materiali;

- lavorare in gruppi di cooperative learning per valorizzare le competenze di ciascuno e facilitare l’apprendimento attivo e l’acquisizione di competenze sociali, e per arrivare a consapevolezze metacognitive;

utilizzare tecnologie e strumenti accattivanti come audiovisivi e computer;

– sfruttare la preziosa risorsa dei compagni, potenziali tutor di un alunno con maggiori difficoltà.

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