È ufficiale: la Carta del Docente 2025/26 non avrà più il consueto importo di 500 euro. Cosa significa questo per i docenti?
Quello che negli ultimi anni era diventato un punto fermo per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti viene ora rimesso in discussione da una norma che, di fatto, cambia le regole del gioco.
Con la legge di conversione del decreto n. 45/2025, approvata dalla Camera il 3 giugno 2025, il Governo ha introdotto l’articolo 6-bis, che stabilisce che l’importo della Carta non sarà più fisso ma deciso annualmente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito insieme al MEF, in base al numero dei beneficiari.
Tradotto: più insegnanti riceveranno il bonus, meno soldi ci saranno per ciascuno.
Per anni, i 500 euro della Carta del Docente hanno rappresentato un piccolo ma concreto sostegno all’aggiornamento professionale. Libri, corsi, software, dispositivi tecnologici: erano strumenti che molti insegnanti hanno potuto permettersi proprio grazie a quel budget.
Ora, però, la certezza dell’importo sparisce. E se da un lato l’estensione del beneficio anche ai precari con incarico annuale fino al 30 giugno o al 31 agosto è una conquista sacrosanta, dall’altro lato sorge spontanea la domanda: perché non trovare nuove risorse invece che ridurre quelle già esistenti?
La conseguenza pratica è evidente: l’ammontare del bonus potrebbe calare in maniera significativa, lasciando molti insegnanti con un importo ben lontano dai 500 euro a cui erano abituati.
Il ragionamento alla base della riforma è semplice: poiché le sentenze hanno riconosciuto il diritto alla Carta anche ai docenti precari, il Governo ha scelto di ampliare la platea dei beneficiari. Ma non di aumentare il budget complessivo.
Il risultato? Una torta da dividere in più fette, inevitabilmente più piccole.
Gli addetti ai lavori non escludono che l’importo della Carta del Docente 2025/26 possa ridursi sensibilmente, scendendo ben sotto i 500 euro.
Come se non bastasse, arriva un’altra novità che sta già facendo discutere: la rendicontazione obbligatoria.
Tutti i docenti, inclusi i precari, avranno 90 giorni di tempo per rendicontare le spese. Se non lo faranno, o se il bonus sarà usato in modo improprio, il Ministero potrà revocarlo.
Un’ulteriore complicazione burocratica che rischia di trasformare quello che doveva essere un incentivo semplice e diretto in un percorso ad ostacoli.
Le categorie di spesa ammesse non cambiano:
libri e testi, anche digitali;
dispositivi tecnologici e software utili alla didattica;
corsi di formazione, master e aggiornamento professionale;
ingressi a musei, eventi culturali e spettacoli;
iscrizione a corsi universitari e post-laurea coerenti con l’insegnamento.
Il problema, semmai, sarà il budget: se la cifra scende sensibilmente, molti docenti dovranno fare scelte più limitate, rinunciando a parte della loro formazione.
Per ulteriori informazioni sulla rendicontazione e sull'utilizzo della Carta del Docente, visita i seguenti link utili:
La riforma della Carta del Docente 2025/26 sembra inviare un messaggio contraddittorio.
Da un lato si riconosce finalmente il diritto dei precari, da sempre esclusi ingiustamente da questo beneficio. Dall’altro, però, si toglie certezza e si riduce l’impatto economico del bonus per tutti.
In un momento storico in cui la scuola ha bisogno di investimenti seri sulla formazione e sulla valorizzazione del personale, questa misura rischia di apparire come un passo indietro.
La Carta del Docente non sarà più da 500 euro. L’importo, variabile e deciso di anno in anno, potrebbe rendere il bonus meno incisivo di quanto sia stato finora.
Gli insegnanti, che già lo scorso anno hanno dovuto attendere settimane per l’accredito (nel 2024 arrivò soltanto il 14 ottobre), ora si ritrovano davanti a un’ulteriore incognita: quanto varrà davvero la Carta del Docente 2025/26?
Una cosa è certa: il bonus, che per anni ha dimostrato attenzione verso i docenti, ora sarà ridotto. Come reagiranno gli insegnanti a questa nuova realtà?
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